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La bolla di Bitcoin non è come quella delle dot-com

Nasdaq Composite index dot-com bubble

Nasdaq Composite index dot-com bubbleRicordate la bolla delle dot-com?

Quello che vedete qui a fianco è il grafico del Nasdaq Composite index tra il 1994 ed il 2005. Il picco del 2000 è comunemente conosciuto come “bolla delle dot-com”.

Si sono fatti spesso paragoni tra questa bolla e quella speculativa creatasi su Bitcoin a fine 2017, ma ci sono alcune importanti differenze.

Confrontando in fatti il grafico del Nasdaq Composite di quegli anni con quello di Bitcoin tra il 2016 ed oggi, si notano alcune chiare differenze, sebbene il profilo della curva sembri simile.

La prima grossa differenza è che, dopo lo scoppio della bolla delle dot-com, il Nasdaq Composite index ha continuato a crollare, senza sosta, fino a tornare ad una quota pari a quella pre-bolla (1.172,060), come del resto ci si aspetta che accada quando si innesca una bolla finanziaria. Invece dopo lo scoppio della bolla speculativa di fine 2017 il prezzo di Bitcoin ha smesso di scendere a febbraio 2018, e da lì si è stabilito su una quota ben 6 volte maggiore a quella pre-bolla.

La seconda differenza è che prima dell’innescarsi della bolla delle dot-com, il Nasdaq Composite index era in costante crescita, anno su anno: 4 anni di crescita che lo hanno portato da 755 a 2.505. Invece Bitcoin negli anni precedenti al 2017 era rimasto sostanzialmente fermo, passando da 754 dollari di inizio 2014 a 951 di fine 2016.

La terza è l’incremento annuale durante la bolla: il Nasdaq Composite index nel 1999 è passato da 2.505 a 4.696, con un incremento inferiore al 100%. Invece Bitcoin nel 2017 è passato da 959 dollari a 14.297, con un incremento di quasi il 1.400%.

Queste tre differenze sono macroscopiche, e non permettono quindi di affermare che la bolla speculativa di fine 2017 su Bitcoin sia realmente simile a quella del 1999 sulle dot-com, se non per la forma della curva del grafico.

Anzi, mettendole insieme si potrebbe persino affermare che, mentre la bolla delle dot-com ha seguito la classica curva delle bolle finanziarie, che si formano e scoppiano facendo tornare tutto come prima, quella speculativa di fine 2017 su Bitcoin invece ha seguito una dinamica diversa da quella classica delle bolle finanziarie. Probabilmente si è trattato “solo” di una bolla speculativa durante il periodo finale in cui Bitcoin stava passando da quota 1.000 a quota 6.000. Ovvero, al posto che seguire una linea costante di crescita e fare +500% in un anno, ha fatto prima +1.900% e poi -70%.

Non dimentichiamoci infatti che l’inizio del periodo di crescita per Bitcoin è stato gennaio 2017, ed il prezzo ha iniziato ad impennarsi a maggio 2017. Ha raggiunto quella che poi sarebbe stata la quota post-bolla solo a fine ottobre, quindi la bolla speculativa vera e propria è quella limitata ai mesi di novembre e dicembre 2017: il resto della crescita probabilmente non era dovuto alla bolla. E questo potrebbe essere il motivo per cui, dopo lo scoppio della bolla, il prezzo non è crollato ai livelli pre-bolla, ma si è fermato al livello di ottobre 2017.

A questo punto è possibile davvero immaginare che le due bolle abbiano seguito un percorso completamente differente, dovuto a dinamiche diverse tra di loro. Se è così, l’analisi della bolla delle dot-com non ci può dare indicazioni significative sul futuro del prezzo di Bitcoin.

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