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Il Giappone contro Monero, Dash e le altre criptovalute anonime

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giapponeOramai chi è anche solo un po’ esperto di criptovalute sa che Bitcoin non è nè una moneta completamente anonima, nè una buona garanzia di privacy. Tanto che le transazioni in BTC legate ad esempio alla criminalità sono solo una piccolissima parte del totale.

Infatti chi vuole utilizzare criptovalute per effettuare transazioni monetarie completamente anonime ed a “alto livello di privacy” preferisce monete più opache, come Monero, Dash e similari. Questo oramai lo sanno un po’ tutte le persone che conoscono queste nuove tecnologie, compresi i regolamentatori giapponesi.

Per questo proprio la FSA giapponese sta facendo pressioni sugli exchange che operano in giappone (con tanto di licenza governativa) chiedendo che delistino le valute ad alto livello di privacy. L’obiettivo è quello di impedire che gli Yen, e altre valute, possano essere convertite in queste monete con le quali è effettivamente molto semplice far perdere ogni traccia.

Probabilmente non è un caso che proprio stanotte, quando i mercati asiatici sono più attivi, si siano verificate molte vendite (per circa 3 ore consecutive) che hanno riportato il prezzo sotto i 9mila dollari.

Il Giappone è stato il primo paese a riconoscere ufficialmente Bitcoin come moneta, ed uno dei primi a regolamentare gli exchange costringendoli ad ottenere una licenza per poter operare. Probabilmente è la vera e propria “frontiera istituzionale” che farà scuola anche tra gli altri Stati, ed è probabile che il mercato possa avere interpretato questa mossa come la prima di una sequenza di azioni istituzionali contro queste monete ad alto livello di privacy.

Fonte: www.forbes.com/sites/adelsteinjake/2018/04/30/japans-financial-regulator-is-pushing-crypto-exchanges-to-drop-altcoins-favored-by-criminals

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