Marco Cavicchioli
Qualche settimana fa Consob ha presentato i risultati di una ricerca effettuata a giugno e luglio del 2022 che ha riguardato anche le criptovalute.
Nel lungo PDF riassuntivo (170 pagine) a pagina 117 vengono mostrate due tabelle che confrontano i dati medi di chi è interessato alle criptovalute confrontati con quelli di chi invece non lo è.
Uno dei dati che spicca di più è il confronto della percentuale di investitori che ha elevate conoscenze finanziarie di base: solo 31% per gli investitori crypto contro il 53% della media.
Questa ricerca però è stata fatta su un campione particolare, ovvero 1.436 “capifamiglia investitori” italiani che si sono prestati a rispondere a delle domande per valutare il loro grado di conoscenza. Non è detto che sia un campione effettivamente rappresentativo di tutti gli investitori crypto italiani.
Oltretutto invece il confronto tra le elevate conoscenze finanziarie avanzate risulta alla pari: 42% sia per chi è interessato, sia per chi non è interessato alle criptovalute.
C’è anche un altro dato che suona strano. L’investitore crypto sembra avere molte più conoscenze avanzate di digital finance, ma molte meno di digitale in generale (ed in particolare di sicurezza): è difficile trovare una spiegazione logica e realistica a questa discrepanza.
Un altro dato interessante è quello che riguarda genericamente la sopravvalutazione di tutti gli intervistati della loro conoscenza delle criptovalute. A pagina 86 c’è un grafico che dice che la maggior percentuale di persone che sopravvalutano le loro conoscenze riguardo asset e servizi digitali riguarda proprio le criptovalute.
Questo invece è un dato facilmente spiegabile: la stragrande maggioranza delle persone che non opera sul mercato crypto infatti sa molto poco delle criptovalute, ma allo stesso tempo crede di saperne molto.
E’ possibile quindi che il campione relativamente ristretto su cui è stato effettuato questo sondaggio rappresenti abbastanza bene l’investitore medio, ma non altrettanto bene quello crypto.
