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Il Codacons fa un esposto contro il Bitcoin a 104 procure

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codaconsIl Codacons ha inviato un esposto a 104 procure italiane per chiedere di verificare se dietro al Bitcoin non si celino delle truffe.

Purtroppo il testo originale completo dell’esposto non si trova pubblicamente, ma è possibile leggerne le parti più salienti ad esempio sulla notizia data dal Corriere Nazionale.

Eccoli:

Appare necessario, opportuno e doveroso che le intestate, ciascuna per proprio ambito di competenza territoriale, intervengano fattivamente e concretamente sulla notoria questione tornata prepotentemente agli onori della cronaca relativamente alla folle corsa della criptovaluta e al mondo delle monete virtuali – Bitcoin, Ethereum, Litecoin etc – e se dietro le forme di investimento nelle criptovalute, nello specifico nei Bitcoin non possano concretamente celarsi speculazioni e grandi rischi e se più che rivelarsi affari vantaggiosi possano trasformarsi in vere e proprie truffe”.

Questo primo passaggio in realtà non significa granchè, se non che il Codacons suggerisce alle procure di indagare.

Media stampa e siti web sono inondate da notizie che rappresentano e mostrano l’intensificarsi di questa nuova giungla finanziaria all’interno della quale ad oggi tutto potrebbe succedere, con i prezzi che possono andare vorticosamente verso l’alto, com’è successo quest’anno, ma che possono anche crollare spaventosamente com’è successo nel 2014, quando dopo avere superato per la prima volta i mille dollari la quotazione della criptovaluta sarebbe scivolata fin quasi a 200 dollari”.

Questo secondo passaggio fa comprendere che si spaventano se il mercato decide di far crollare i prezzi dell’80%. Si spera che nessuno tra coloro che investe in Bitcoin si stupirebbe davvero se una cosa del genere dovesse succedere, perchè con gli investimenti ad alto rischio questa è la norma, non l’eccezione…

Il potere del piccolo risparmiatore nel determinare il prezzo sarebbe naturalmente zero in quanto sarebbero i trader sui mercati professionali a dettare le regole e i rischi sembrerebbero veramente molti. Le monete alternative, come quelle virtuali, non sono legate a Stati e quindi non hanno una convenzione o un corrispettivo sottostante, non vengono garantite da niente e nessuno; né dal gettito fiscale, né dall’oro e neanche dai diritti sui beni”.

Questo terzo passaggio invece evidenza la scarsa conoscenza delle monete tradizionali (come l’Euro), il cui valore non è garantito nè da una convenzione, nè da un corrispettivo sottostante, nè dal gettito fiscale (che è esso stesso in Euro), nè dall’oro, e nemmeno da diritti su beni. Ovvero il valore dell’Euro non è garantito da nessuno, esattamente come il valore delle criptovalute. Al massimo possiamo affermare che la Banca Centrale Europea vigila, controlla ed interviene per assicurarsi il più possibile che il valore dell’Euro sia abbastanza costante e che non si svaluti troppo, ma questo è in realtà tutto ciò che si può dare a garanzia dell’Euro!

A destare allarmismo e preoccupazione su possibili fenomeni speculativi e possibili truffe si celerebbero – alla luce delle caratteristiche enunciate tipiche del Bitcoin e del blockchain che è il protocollo che ne rende possibile e sicuro l’utilizzo – non solo sistemi, trader e piattaforme non regolarizzate e il proliferare di molti siti che presentano strategie, trucchi e tools per guadagnare con questo strumento, in alcuni casi si tratta di risorse interessanti, in altri di vere e proprie truffe, ma anche il serio rischio che tutto questo sistema possa rivelarsi uno strumento a vantaggio della criminalita’ organizzata per nascondere o riciclare denaro”.

Qui la confusione invece trionfa! Il “sistema” a cui fa riferimento il Codacons è estremamente simile a quello consentito dal contante (ovvero le banconote in Euro), con la differenza che le banconote si possono anche falsificare, e le operazioni con esse sono assolutamente non tracciabili, mentre le criptovalute invece non possono essere falsificate, e tutte le transazioni sono tracciate (e pubbliche)!
Inoltre sembra mettere sullo stesso piano gli strumenti che loro stessi definiscono “interessanti”, con le vere e proprie truffe, che non c’entrano nulla con le vere criptovalute. Ovvero compiono lo stesso errore che compiono le persone ignoranti e sprovvedute che confondono ad esempio Bitcoin Code (che non linkiamo perchè è una vera e propria truffa che sfrutta in modo assolutamente errato il nome di Bitcoin) e Bitcoin stesso. Le procure dovrebbero occuparsi di perseguire ed arrestare i veri truffatori, non chi opera nella piena legalità!

Quindi da un lato fanno bene a segnalare alle procure l’esistenza di numerose truffe, che però non c’entrano nulla con le criptovalute vere (il fatto che si presentino come attività apparentemente collegate alle criptovalute non significa affatto che lo siano: sono solo becere e banali truffe buone solo per chi di criptovalute non ne capisce assolutamente nulla).
Dall’altro però dimostrano una conoscenza scarsa e superficiale di queste tecnologie, probabilmente effettivamente come il consumatore italiano medio che rappresentano. Chi non conosce bene queste tecnologie dovrebbe lasciarle perdere. Prima ci si informa, si cerca di capire cosa siano e come funzionano, e SOLO quando lo si è capito allora si inizia ad usarle. Altrimenti è difficile sostenere che la colpa non sia di chi si azzarda ad avere a che fare con cose che non conosce… (Attenzione, perchè di ignoranza si può anche morire: essere ignoranti significa esserlo a proprio rischio e pericolo. Al giorno d’oggi invece è così facile informarsi bene, anche su cose così difficili, che l’ignoranza va considerata una colpa, e non una giustificazione).

Fonte: www.corrierenazionale.it/2017/12/16/codacons-denuncia-bitcoin-per-truffa-a-104-procure

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