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Servizio di Superquark su Bitcoin: ecco il video

superquark

Ieri sera, mercoledì 25 luglio 2018, a Superquark, su Rai1,  è stato mandato in onda un servizio su Bitcoin.

Oggi, sul sito di RaiPlay, è stato pubblicato il video del servizio.

Il servizio, realizzato da Giovani Carrada e Andrea Pasquini, ha dato una panoramica iniziale abbastanza corretta e comprensibile (nonostante la definizione scorretta di Bitcoin come “software”, al posto di “protocollo”).

Durante la seconda parte invece è stato intervistato Fabio Panetta, membro del Direttorio e Vice Direttore Generale di Banca d’Italia, che ha espresso alcuni dubbi a riguardo invitando gli investitori alla cautela. Sono note le posizioni non proprio accomodanti di Banca d’Italia nei confronti di Bitcoin (mentre ad esempio la Banca Centrale Americana pare più aperta da questo punto di vista), quindi la cautela di Panetta non stupisce più di tanto.

Probabilmente sarebbe stato meglio affiancare a un non-esperto di criptovalute come Panetta un vero e proprio esperto (magari il professor Ametrano), ma la scelta effettuata è stata quella di limitarsi alla posizione istituzionale a riguardo (molto cauta, e di sicuro poco innovativa per sua natura).

Tuttavia è rimasta una questione aperta. Verso la fine il conduttore del servizio, Giovanni Carrada, ipotizza che potrebbero esserci problemi con Bitcoin quando finiranno i premi distribuiti ai miner, dicendo che “se il loro valore scendesse troppo i primi a tirarsi indietro potrebbero essere proprio i minatori, dal momento che la ricompensa ricevuta non coprirebbe più i loro costi. Per continuare a garantire le operazioni dovrebbero chiedere commissioni altissime che solo gli investitori più ricchi si potrebbero permettere”. Questo è errato.

Infatti il lavoro chiesto ai miner dipende (indirettamente) dal valore di Bitcoin, quindi meno ricompense significheranno per forza meno lavoro, e quindi minori costi. In altri termini le commissioni le fa il mercato, e non i minatori, che invece dovranno regolare i costi sugli incassi (e non viceversa). Come ho già avuto modo di scrivere sul Cryptonomist, non è il valore di Bitcoin che dipende dal costo del mining, ma invece all’opposto sono i costi del mining che dipendono dal valore di Bitcoin!

Quindi anche l’affermazione “quando tra qualche anno accadrà il problema del “compensare i minatori” si potrebbe continuare cambiando il software ma questo è possibile solo se la grande maggioranza dei circa 24 milioni di possessori di Bitcoin si mettessero d’accordo sul se e come farlo” in realtà è priva di senso. Anzi, è un bene che il protocollo (e non il software…) NON possa essere modificato! Quando finiranno le ricompense per i miner questi dovranno farsi andare bene solo le commissioni, riducendo i costi in modo da guadagnarci lo stesso (anche se poco, o pochissimo). D’altronde l’obiettivo di Bitcoin non è certo quello di far arricchire i miner (sul lungo periodo).

Il video può essere guardato a questo link:
www.youtube.com/watch?v=XfSs4hfaur4

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