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L’hack di SushiSwap dimostra che anche i DEX sono vulnerabili

SushiSwap

Con il fallimento di FTX dello scorso novembre è stato chiaro a tutti che gli exchange centralizzati sono vulnerabili, anche quando sono dei giganti ritenuti comunemente sicuri. In Italia abbiamo avuto l’ennesima conferma a febbraio con il fallimento di The Rock Trading.

A quel punto si è iniziato a pensare che forse gli exchange decentralizzati (i cosiddetti DEX), in cui i fondi rimangono di proprietà esclusiva degli utenti, potessero dare maggiori garanzie.

Invece l’hack appena avvenuto a SushiSwap dimostra che anche i DEX sono vulnerabili.

Il punto è che i fondi sui DEX devono essere depositati su uno smart contract creato da terzi, per poter essere scambiati. Se quello smart contract, come quello di SushiSwap, ha dei bachi, si corre comunque il rischio di perdere i propri fondi.

Per maggiore sicurezza bisognerebbe limitarsi a tenere i fondi su wallet non-custodial di cui si possiede in maniera esclusiva il seed o le chiavi private, magari spostandoli sugli exchange solo per il breve lasso di tempo che serve per scambiarli, per poi prelevarli subito dopo, spostandoli su un wallet di proprietà.

Comunque, anche in questo caso un rischio c’è, non solo perchè nel momento in cui stanno sull’exchange si potrebbero avere in teoria dei problemi, ma anche perchè gli stessi wallet non-custodial non sono sicuri al 100%. Infatti basta perdere o farsi fregare il seed, o le chiavi private, per avere dei problemi.

SushiSwap per un certo periodo, dopo il lancio, fu il principale DEX in circolazione, tanto che superò anche Uniswap per un breve periodo. Da qualche tempo comunque è precipitato decisamente in basso per volumi di scambio, forse anche perchè Uniswap ormai sta dominando il mercato dei DEX.

Martin Schlegel

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