OneCoin è uno dei tanti schemi Ponzi che purtroppo affliggono il settore delle criptovalute (anche se di fatto OneCoin non è nemmeno una criptovaluta…). Tuttavia molte persone si sono affiliate a questo network, quindi è necessario parlarne per informare sia chi vi ha aderito, sia chi invece non lo ha fatto.
Il 17 e 18 Gennaio 2018 gli uffici di OneCoin a Sofia, in Bulgaria, sono stati perquisiti ed i server sequestrati (OneCoin tuttavia rimane operativa).
L’incursione ha avuto luogo su richiesta dell’ufficio del pubblico ministero di Bielefeld, Germania, ed è stata effettuata da rappresentanti della forze dell’ordine bulgara insieme all’unità di lotta contro la criminalità dell’Unione europea (il fondatore di OneCoin, Ruja Ignatova, è nato in Buglaria ma ha la cittadinanza tedesca).
OneCoin si propone come “un modello centralizzato [che] protegge la sicurezza dei suoi membri e assicura il rispetto su AML [antiriciclaggio]”, ma non si adatta affatto alla definizione di “criptovaluta”, perché non è decentralizzata, non funziona su software open-source, e non ha nemmeno un registro pubblico. Insomma è tutt’altra cosa rispetto alle criptovalute, ma nonostante questo ha riscosso lo stesso un certo successo.
L’azienda è registrata ufficialmente negli Emirati Arabi Uniti come “OneCoin Ltd.”, ma secondo il rapporto della polizia bulgara, la società opera attraverso
“Centinaia di aziende affiliate in 4 continenti […] [che] sono attualmente sotto analisi in Inghilterra, Irlanda, Italia, Stati Uniti, Canada, Ucraina, Lituania, Lettonia, Estonia e molti altri paesi.”
Ad Agosto 2017 l’Antitrust e la tutela dei consumatori dell’Autorità italiana (AGCM) ha bollato OneCoin come uno schema di Ponzi e li ha multati di ben 2,5 milioni di euro.
Fonte: cointelegraph.com/news/bulgarian-police-raids-onecoin-offices-ponzi-scheme-servers-shut-down