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Cosa c’entra Bitcoin con la crisi italiana?

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italiaUna prima risposta, superficiale, alla domanda del titolo potrebbe facilmente essere: niente. Ed invece…

Chiariamo subito: Bitcoin non è assolutamente annoverabile tra le cause della crisi italiana, nemmeno indirettamente. Le cause sono primariamente politiche, e tali rimarranno.

Ma, detto questo, qualche legame invece c’è, ed è evidente. Osservate ad esempio il grafico del prezzo di bitcoin delle ultime 24 ore, concentrando l’attenzione sui volumi scambiati (ovvero le piccole barre arancioni verticali in basso) e soprattutto sugli orari dei picchi.

Ieri, giovedì 27 settembre, esattamente alle ore 21:49 c’è stato un picco di scambi da quasi 12 milioni di dollari (scambiati in 1 minuto soltanto…) che ha fatto salire il prezzo da 6.500 dollari circa a 6.700 dollari circa. Si tratta del maggior picco orario di scambi su bitcoin al mondo negli ultimi 7 giorni.

Quell’orario vi dice qualcosa? Se non vi dice nulla allora ve lo dico io: è più o meno lo stesso orario in cui si è saputo che l’Italia ha alzato il deficit del bilancio statale per il 2019 al 2,4%.

Una coincidenza? Non credo. Stamattina poco dopo le 8 c’è stato un secondo picco, sebbene inferiore, nel momento in cui iniziavano a diffondersi i primi dati sulla reazione dei mercati finanziari alla notizia di cui sopra, e, sempre non a caso, poco dopo le 9 c’è stato un terzo picco dopo che sono stati diffusi i dati ufficiali sullo spread BTP-Bund (passato in pochi minuti da 235 a 261).

NO, non sono coincidenze. Il punto è che molti investitori si stanno seriamente preoccupando che i loro investimenti possano soffrire in futuro a causa dei possibili problemi causati, direttamente o indirettamente, dall’inevitabile aumento del già immenso debito pubblico italiano. Quindi probabilmente qualcuno ha deciso di “scappare” dai mercati finanziari tradizionali, e “rifugiarsi” su bitcoin… (anche se questa è solamente una mia ipotesi personale, per ora non supportata da alcuna prova).

Inoltre, sempre non a caso, molte altre valute fiat oggi soffrono: ovviamente l’euro, ma anche la sterlina britannica, il peso argentino, e addirittura lo yen giapponese che, rispetto al dollaro americano, oggi tocca il punto minimo degli ultimi 6 mesi.

Ricordatevi che l’Italia ha un debito pubblico così colossale che molto probabilmente, in caso di fallimento, nessuno sarebbe in grado di salvarla. Lo spread è una buona misura di quanto i creditori di questo debito prevedano che lo Stato sia in grado di ripagarli, pertanto più sale più significa che le probabilità di un fallimento aumentano.

In altre parole più aumentano i rischi per gli investimenti tradizionali, e per le monete tradizionali, più bitcoin può essere visto come un “rifugio”. Sembra paradossale, visto che bitcoin non ha alcun valore intrinseco, ma in questi momenti funge veramente da oro digitale. Tecnicamente non è considerabile come un bene rifugio, ma di fatto sembra svolgere lo stesso questo ruolo, che per tanto tempo è stato precipuo dell’oro stesso (sebbene non più quello fisico). D’altronde il fatto che sul lungo periodo sembra davvero essere una moneta deflattiva che non perde valore nel tempo (anzi, lo acquisisce), e visto che in questo momento il suo prezzo è ancora basso, costituiscono buoni presupposti per poterlo ritenere in qualche modo un “rifugio”, soprattutto in determinati momenti. Se a ciò ci aggiungete il fatto che la sua natura deflattiva è garantita dalla matematica che ne governa in modo irreversibile la massa monetaria in circolazione, direi che questi presupposti appaiono decisamente abbastanza solidi (NESSUNA moneta fiat tradizionale infatti li ha).

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