Oggi ho scritto per Cryptonomist un lungo articolo nel quale esamino il contenuto di un interessantissimo report di KPMG sulla sostenibilità ambientale del mining di Bitcoin.
Vi consiglio di leggerlo perchè secondo me mette la parola FINE alla questione.
La cosa che a me ha colpito di più, oltre al fatto che le emissioni di CO2 di Bitcoin risultano essere solo una minuscola frazione di quelle generate ad esempio dal turismo o dal fashion, è quella legata alle discariche di immondizia.
Sembra che quasi un sesto di tutte le emissioni di metano in atmosfera generate dalle attività umane vengano prodotte spontaneamente dalle discariche.
Il fatto è che il metano (CH4) è un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica (CO2), quindi non bisognerebbe immetterlo in atmosfera senza averlo prima bruciato.
E se lo si brucia si può generare energia elettrica.
Ebbene, secondo quel report se si utilizzasse tutto il metano prodotto da tutte le discariche degli USA e del Canada in teoria si potrebbe alimentare completamente l’intero consumo energetico del mining di Bitcoin. Ad emissioni zero.
Infatti quel metano deve comunque essere bruciato, solo che in genere l’energia così prodotta viene semplicemente sprecata.
In altre parole in teoria si potrebbe minare Bitcoin a livello globale sfruttando solamente energia di scarto già prodotta, senza quindi generare alcuna emissione aggiuntiva. Ovvero ad emissioni zero.
Oltretutto in questo modo le discariche potrebbero anche guadagnare, dato che quell’energia a loro praticamente non costerebbe nulla. Si tratterebbe “solo” di investire in macchine ed infrastrutture per il mining di Bitcoin.
Quello che mi sto domandando io, e che spero vi stiate domandando anche voi, è: ma allora perchè non lo fanno? La risposta a questa domanda ovviamente io non ce l’ho.