La Commissione Europea il 26 giugno 2017 ha rilasciato un nuovo rapporto sui rischi derivanti da attività finanziarie terroristiche e di riciclaggio di denaro sporco.
Cade il mito delle criptovalute come “monete del crimine organizzato”. Certo, vengono ancora utilizzate nel Dark Web per acquisti illeciti, e qualche organizzazione criminale a volte le usa, ma oramai è molto probabile che i volumi di questi tipi di utilizzo siano assolutamente minoritari rispetto ai volumi degli utilizzi leciti (il trading in primis).
Infatti nel rapporto SWD/2017/0241 final, che potete trovare sul sito EUR-lex, a pagina 85 del rapporto si legge che “la tecnologia [delle criptovalute] è ancora troppo nuova e in molti casi richiede conoscenze e sforzi tecnici che dissuadono i gruppi terroristici dal suo utilizzo. Affidarsi alle criptovalute per finanziare attività terroristiche ha dei costi che non lo rendono necessariamente attraente [per loro].” E ancora “Il livello di minaccia della finanza dei gruppi terroristici in relazione alle valute virtuali è considerato solo moderatamente significativo (livello 2)”.
Per ciò che concerne invece il riciclaggio di denaro sporco “i casi [di utilizzo delle criptovalute] sono piuttosto rari in questa fase e sono state intraprese alcune indagini in merito a questo scenario di rischio. Una delle ragioni è che affidarsi alle criptovalute per riciclare denaro sporco richiede conoscenze tecniche [che le organizzazioni criminali non hanno].” E ancora “l’interesse nel loro utilizzo da parte delle organizzazioni criminali è molto limitato perchè il loro modus operandi non è considerato abbastanza attrattivo (in particolare a causa della volatilità del valore)”. Pertanto “Il livello di minaccia del riciclaggio di denaro sporco in relazione alle valute virtuali è considerato solo moderatamente significativo (livello 2)”.
Non sono ancora state condotte molte investigazioni approfondite a tal proposito, ma quelle che ci sono dicono che le criptovalute sembrerebbero utilizzate solo raramente dalle organizzazioni criminali. Nonostante in teoria alcuni aspetti delle criptovalute (in particolare l’anonimato) potrebbero interessare, in realtà il loro livello di conoscenza e capacità di sfruttamento non è mediamente sufficiente per poterle utilizzare su grandi volumi.
A dire il vero molti addetti ai lavori già sospettavano che le cose stessero così, ma ora c’è la conferma ufficiale del rapporto SWD/2017/0241 della Commissione Europea!
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