
Uno dei problemi che ha subito colpito chi è in possesso di Bitcoin, soprattutto i primi tempi, è che
fosse accettato come moneta da pochissime entità. Con il tempo, poi, ha riscontrato
un vero e proprio boom economico grazie al fatto che sempre più aziende hanno
accettato questa nuova moneta virtuale.
L’ultima novità riguarda il poter pagare in Bitcoin anche i
taxi e nei negozi. La società è italiana, con sede a Roma, anche se il nome è
inglese: si chiama Chainside e consente di pagare facilmente usando le monete
virtuali. Funziona esattamente come un pos, tuttavia si utilizza l’app
scaricabile da Play Store ed App Store sul proprio smartphone. Le città
italiane in cui sarà introdotto questo nuovo “pos” saranno Napoli, Milano e
Roma e coinvolgerà ben 15 mila taxi, oltre ad essere abilitato anche nei
negozi.
Chainside:
pagare in Bitcoin comodamente
Proprio nel
mese di marzo Chainside ha perfezionato l’accordo con ItTaxi, un network che
gestisce i taxi di tutta Italia. ItTaxi è già funzionante e consente di
registrarsi sul portale per prenotare una corsa pagando proprio con i Bitcoin.
Con l’introduzione dello smart pos, Chainside creerà la rete di tassisti con
pagamento in criptovaluta più grande di tutto il mondo.
I
proprietari dei negozi e degli e-commerce, con l’iscrizione sul portale possono
aggiungere ai propri metodi di pagamento anche quello in Bitcoin. Ciò che si
dovrà fare è solo quello di inserire il prezzo di acquisto in euro e il sistema
convertirà automaticamente la cifra in criptovaluta. In secondo momento, chi ha
incassato i soldi, può scegliere se tenere la cifra in Bitcoin o convertirla
istantaneamente tramite transazione in euro.
Il servizio
è già attivo dal 2017, ma al momento sembra aver raggiunto traguardi importanti
con l’accordo di ItTaxi. Inoltre, con il provvedimento del 10 aprile 2019 le
monete virtuali vanno segnate nella dichiarazione dei redditi introducendo per
iscritto l’obbligo di inserire nel rigo RW1 nella colonna 3 il codice 14
(«Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali»), in
riferimento al possesso di valute virtuali. Tuttavia non tutte le criptovalute
sono da dichiarare: nello specifico vanno dichiarate quelle valute che appartengono
a residenti italiani, che hanno investimenti all’estero e attività estere di
natura finanziaria suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia. In
sintesi, chi detiene criptovalute nel territorio nazionale non è obbligato a
dichiarare l’ammontare al fisco.