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Perchè The Rock Trading è fallita per “soli” 7 milioni?

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Ieri si è diffusa la notizia che il buco accertato di The Rock Trading (TRT), l’exchange crypto italiano chiuso a febbraio, sarebbe compreso tra i 6 ed i 7 milioni di euro.

Molti oggi si stanno chiedendo come sia stato possibile un fallimento di un exchange per una cifra ritenuta così “piccola”.

Innanzitutto va detto che la procedura fallimentare (che ora in Italia si chiama “liquidazione giudiziale”) non è ancora iniziata, anche se ormai sembra che non ci siano alternative. Tuttavia la situazione ad oggi perlomeno sembra decisamente più chiara rispetto anche solo a qualche giorno fa.

Il fatto che 7 milioni di euro siano un buco di “piccola” entità in realtà è solo un’illusione. Ovvero se confrontato ai buchi miliardari di altri exchange sembra davvero molto contenuto, ma in realtà per un piccolo exchange di “provincia” (TRT forniva quasi esclusivamente clientela italiana) è tanta roba.

Il problema è: per evitare il fallimento dovrebbero trovare qualcuno che di fatto gli regali 7 milioni di euro e rilevi la società. Ma chi è quel pazzo che butterebbe via 7 milioni di euro per rilevare una società che molto probabilmente non produce sufficienti utili per ripagare un “investimento” tale, e che ha solo qualche sparuto migliaio di clienti italiani?

D’altronde sembra persino che non tutti gli anni TRT fosse in grado di generare utili, con alcuni anni chiusi addirittura in perdita. Risulta pertanto molto difficile immaginare che “investire” 7 milioni di euro per rilevare la società sia un affare…

Inoltre i 7 milioni di euro mancanti sono solo il buco accertato, ovvero il debito non ripagato (e non ripagabile) calcolato dalla procura sulla base di tre decreti ingiuntivi e degli asset di cui dispone la società. Non è detto che tutti i creditori, come ad esempio i clienti dell’exchange, abbiano già provveduto a sporgere denuncia per chiedere il rimborso dei loro fondi.

Infatti inizialmente si stimava che il buco potesse essere compreso tra 15 e 20 milioni di euro, ma quello fino ad ora accertato è di gran lunga inferiore.

Infine va detto che i fondi della società sono in gran parte criptovalute. Al momento della chiusura 1 BTC valeva meno di 23.000€, mentre ora vale 26.000€, ovvero il 13% in più. Questo di fatto aumenta il valore in euro degli asset ancora in possesso della società.

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