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Ecco perché è sbagliato associare la bolla dei tulipani al Bitcoin

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tulipaniLa cosiddetta “bolla dei tulipani” è stata la prima bolla speculativa della storia.

Si verificò tra il 1636 ed il 1637, e spesso viene accostata al Bitcoin. Ma c’è una fondamentale differenza che non consente di ritenere corretto questo accostamento.

Infatti la bolla dei tulipani riguardava il valore dei bulbi di tulipano. Ovvero una merce dal valore intrinseco piuttosto basso, che però scatenò una vera e propria corsa all’acquisto speculativo. Cioè, le persone non acquistavano la merce (i bulbi) per il suo valore intrinseco, ma SOLO perché credevano (erroneamente) che il valore avrebbe continuato a crescere. Ovviamente non era così, e quando smise di crescere scoprirono che il valore intrinseco era molto basso, e di conseguenza i prezzi gonfiati a dismisura dalla speculazione crollarono.

Ad un’analisi superficiale anche il Bitcoin (che non ha valore intrinseco) potrebbe fare la stessa fine, ma ad un’analisi un po’ più approfondita non può sfuggire una differenza sostanziale: chi acquistava bulbi di tulipano si impossessava di un bene fisico non particolarmente scarso, facilmente replicabile, e dal valore intrinseco molto basso, pagandolo prezzi spropositati gonfiati dalla bolla speculativa. Chi invece acquista token BTC acquista un mezzo di scambio virtuale relativamente raro, non replicabile, senza valore intrinseco, ma sempre e comunque utilizzabile come mezzo di scambio, il cui valore è semplicemente quello che il mercato gli dà.

In altre parole bulbi di tulipano e Bitcoin non potrebbero essere più diversi: non hanno praticamente nulla in comune, non c’entrano assolutamente nulla l’uno con l’altro, e mentre un bulbo può servire solo ad un coltivatore, un token BTC può servire A TUTTI!

Infatti appena resisi conto, nel febbraio del 1637, che i bulbi di tulipano non avevano in realtà molto valore intrinseco, nessuno tornò mai più a comprarli come bene speculativo. Insomma, se una bolla scoppia, scoppia una volta sola. Invece già nel 2014 è scoppiata una prima bolla speculativa sul Bitcoin, ma non si è smesso di comprarli! Anzi, dopo 3 anni valgono 10 volte tanto il picco massimo raggiunto prima dello scoppio della prima bolla! Perché?

Perché mentre chi acquistò i bulbi di tulipano a prezzi esageratamente gonfiati dalla bolla speculativa del 1637 si accorse, a bolla scoppiata, di essere proprietario solo di un bene fisico non particolarmente raro, facilmente replicabile, e dal valore intrinseco basso, chi invece acquistò token BTC nel 2014 si accorse, a bolla scoppiata, di essere proprietario di un token virtuale ancora scambiabile, ancora relativamente raro, non replicabile, e ancora con un valore assegnatogli da un mercato che continuava a volerlo usare.

Pertanto se da un lato è possibile immaginare che il valore attuale del Bitcoin possa essere gonfiato dalla speculazione finanziaria, dall’altro è assolutamente sbagliato immaginare che se tale “rigonfiamento” dovesse ridursi ne azzererebbe il valore. Ovvero non scoppierebbe una vera e propria bolla, ma si verificherebbe “semplicemente” una perdita di valore, che potrebbe ancora essere recuperato nel tempo grazie al numero sempre maggiore di utilizzatori del Bitcoin come mezzo di scambio.

Infatti, come abbiamo già avuto modo di dirvi, c’è addirittura una ragione “matematica” dietro la crescita del valore del Bitcoin, data dalla differenza tra l’aumento della domanda ed invece il “non” aumento di conseguenza dell’offerta. Ed è questo in realtà il motore principale della crescita del valore del Bitcoin: la speculazione sta semplicemente accelerando (di molto) la velocità della crescita, “pompandone” momentaneamente il prezzo. Molto probabilmente anche in assenza di questo “pump” il valore crescerebbe, semplicemente molto meno velocemente!

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