E se il prezzo soffrisse proprio a causa della soluzione del fallimento di Mt. Gox?

Mt. GoxLa corte di Tokyo ha messo la parola fine alla questione del fallimento di Mt. Gox.

Visto che i BTC si sono apprezzati molto dal momento del fallimento nel 2014, quando valevano ancora solo 480 dollari, la corte ha deciso che i circa 162mila BTC ancora rimasti nelle casse della società fallita dovranno essere distribuiti ai creditori, ponendo fine al fallimento.

Fino ad oggi questi token erano gestiti dal curatore fallimentare Nobuaki Kobayashi, che a partire da settembre 2017 aveva iniziato a venderli per incassare denaro con il quale tentare di ripagare i creditori stessi. Secondo alcuni analisti queste vendite avrebbero avuto un ruolo nel crollo di inizio 2018.

Da ora pertanto Kobayashi non potrà più vendere, ma cosa succederà dopo che i 162mila BTC saranno stati distribuiti ai creditori?

Non dimentichiamoci che Kobayashi vendeva con una certa moderazione, e con un piano. Inoltre cercava di vendere in modo da non condizionare più di tanto il prezzo, cosa che ha fatto mettere in discussione l’ipotesi che abbia causato il crollo di gennaio.

Il problema ora è: se invece i creditori non si comportassero come Kobayashi, e decidessero di mettere in vendita i BTC ricevuti tutti insieme, subito, o comunque in massa, cosa potrebbe accadere al prezzo di Bitcoin?

In fondo questi creditori ad oggi potrebbero non essere più tanto felici di “holdare” BTC, e potrebbero anche voler monetizzare il più possibile, in valute fiat, nel più breve tempo possibile. È anche vero però che, se il prezzo rimanesse basso, potrebbe convenire loro rimandare le vendite, ma appena il prezzo dovesse salire di nuovo, probabilmente potrebbero convincersi comunque a vendere.

A questo punto, paradossalmente, la fine della procedura del fallimento di Mt. Gox potrebbe persino avere sul prezzo di Bitcoin un effetto peggiore di quello che avevano le vendite di Kobayashi…


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