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10 cose che le persone ancora non sanno sui bitcoin

10 cose

Riceviamo da Salvatore Capolupo e pubblichiamo 

Hai già sentito parlare del bitcoin e delle sue infinite applicazioni in ambito finanziario, informatico e non solo? Credimi, non ne hai ancora sentite abbastanza: e se sei incuriosito da questo settore (come molti di noi, del resto) segui questo articolo: scopriremo assieme le dieci cose che forse non conoscevi su questo straordinario mondo. Fin dal 2008 l’immagine di Satoshi Nakamoto, di chiunque si possa trattare in fondo, è diventata espressione di un nuovo, possibile modo di intendere economia e finanza, senza contare le possibili applicazioni della blockchain all’interno di processi di natura ulteriore (logistici, ad esempi).

Sul mondo del Bitcoin mi sono divertito a cercare 10 punti curiosi, non troppo noti ed interessanti di cui tutti, a mio avviso, dovremmo conoscere.

1. Criptovalute e bitcoin sono due cose diverse: questa è una delle differenze fondamentali da capire, soprattutto per chi sia un neofita sull’argomento. Sembra una cosa scontata ma non lo è, e si è visto ad esempio quando ci si riferiva ad ICO truffaldine come bitcoin (il quale invece è una singola, specifica criptovaluta). In molti casi, tuttavia, la stampa generalista continua a confondere le ICO realizzate da Pinco Pallino con i Bitcoin, o peggio ancora si pensa che l’unica criptovaluta sia il BTC. In realtà le cose non stanno così: esistono migliaia di cripto diverse, ed ognuna presenta differenze di scopo, ideazione e funzionamento, e vanno valutate caso per caso dai potenziali investitori. Un mondo da scoprire in cui bisogna ovviamente fare molta attenzione, qualora si decida di investire.

2. Somigliano al denaro contante più di quanto si possa pensare. Fin da quando ha preso piede nel mondo di Internet, il bitcoin è stato accompagnato da un’immagine di sé inquietante quanto semplicistica (e spesso sostanzialmente sbagliata). Secondo molti, ad esempio, il bitcoin è “denaro virtuale” come potrebbe esserlo quello del Monopoli: in realtà potremmo dire che sia più simile al vro denaro contante di quanto possa sembrare. Questo perché l’unica differenza rispetto allo stesso risiede, in fondo, nel fatto che non è di carta e non è di metallo. In questo senso, pertanto, può diventare un sistema di pagamento consolidato e a tutti gli effetti, e soprattutto coincide con denaro vero e proprio – per quanto il suo tasso di cambio sia variabile e imprevedibile. Le speculazioni sulle cripto-valute saranno sempre e comunque considerate più rischiose di quelle con denaro tradizionale, ma questo dipende soprattutto dal punto di vista di chi non è ancora riuscito a comprenderne l’essenza.

3. Si possono usare per pagare nei negozi, al posto dei contanti. Sono sempre più numerosi (per quanto ancora non diffusi a livello capillare) i negozi tradizionali che permettono di pagare in bitcoin e altre cripto, esattamente come avviene con i POS delle carte di credito e di debito emesse dalle banche. Di fatto, non c’è dubbio che sempre più esercizi commerciali si stiano sensibilizzando sul tema, e molti (troppi?) di loro devono necessariamente passare per il superamento della diffidenza, la stessa indotta dalla stampa e dai media generalisti sull’argomento.

4. Si basano sulla crittografia. Le criptovalute in generale coincidono con le cosiddette “monete matematiche”, termine utilizzato come sinonimo di criptovalute, criptomonete, cryptocurrency in inglese, utilizzano le migliori tecniche crittografiche per un duplice scopo: prima di tutto per rendere sicure le transazioni, ma anche per regolarizzare in modo preciso la creazione di nuova moneta o mining. Senza scendere in ulteriori dettagli tecnici che ruberebbero molto tempo questo articolo, basti sapere che è alla base del bitcoin (come di qualsiasi cripto valuta) vi è un meccanismo di crittografia che garantisce in altri termini la non falsificabilità e la possibilità di essere “speso” in modo sicuro (quanto irreversibile).

5. No, non vengono utilizzati solo per attività illegali.Il bitcoin? Un’invenzione criminale”, scriveva un noto giornale online qualche tempo fa. Sarebbe ora di smetterla di pensare al bitcoin come alla moneta utilizzata nel dark web per attività illegali di ogni genere, per quanto ci siano casi notevoli di uso in tal senso (ad esempio i riscatti dei ransomware vengano spesso richiesti mediante criptovalute), ma non sono certamente gli unici. Con i contanti, le monete non tracciabili per eccellenza, è possibile comprare di tutto, sia in ambito legale che borderline, e la stessa cosa si può inevitabilmente fare anche con bitcoin ed affini. La cosa che spaventa di più le persone, a riguardo, è proprio legata a questo fatto di non essere tracciabile: del resto, se ci si pensa bene, anche il denaro contante che utilizziamo abitualmente per molte cose nella nostra vita non lo è. Per quale motivo pertanto una cripto-valuta dovrebbe sembrare più illegale (o potenzialmente tale) rispetto al denaro contante? Probabilmente per accettare in modo pacifico questa idea sarà necessario aspettare un altro po’ di tempo, e provare a farsi capire in modo chiaro ed univoco.

6. Non sono falsificabili. Le transazioni vengono validate a livello globale sulla base di un principio di consenso globale (ad esempio, non è l’unico), per cui tutti i partecipanti al network P2P devono riconoscere la validità della transazione e quindi della spesa effettuata. Questo garantisce che eventuali bitcoin falsi, ammesso che possano davvero esistere, sarebbero facili da rilevare e mettere da parte. A pensarci bene questo è un vantaggio considerevole rispetto al denaro tradizionale, e forse (anche qui) sarebbe ora di dare più importanza a questo aspetto.

7. Si possono usare per pagare nei siti di e-commerce, al posto delle carte di credito. Questa è una cosa di cui si parla troppo poco, e che potrebbe rendere interessante qualche acquisto online. Sono numerosi i siti web che accettano pagamenti in bitcoin, e che permettono di farci risparmiare sul costo delle transazioni ed inviare comunque il denaro dovuto al negoziante: ad esempio alcuni servizi di web hosting stanno introducendo il bitcoin come metodo di pagamento alternativo, così come alcuni servizi on demand (il software venduto sul sito Microsoft), i contenuti premium di Bloomberg, Shopify, Badoo, Stripe, e numerosi altri siti che stanno utilizzando come gateway di pagamento cripto sistemi come BitPay o CoinGate al posto del classico PayPal. Le premesse sono davvero ottime in tal senso, e chiunque realizzi siti web di nuova generazione che vendano qualcosa online dovrebbe seriamente tenere in considerazione questa opportunità.

8. Si può ancora fare mining (ma si guadagna pochissimo). Se è vero che fare mining, cioè provare ad estrarre in casa bitcoin è ormai quasi impossibile a livello pratico, e l’attrezzatura per farlo costa parecchio (senza contare i costi di energia insostenibili, almeno dalle nostre parti), introdursi nel mondo del mining può essere comunque un modo per conoscere da vicino questa tecnologia. Anche qui vale il discorso fatto in precedenza: si possono trovare cripto (o ne potranno uscire fuori) che valga la pena minare oggi, in attesa di un qualche possibile plusvalenza futura. Chiaro che bisognerà forse attendere tempi migliori, e soprattutto dotarsi delle migliori tecnologie – e, ad oggi, si fa più per curiosità e per “smanettare” che per altro, anche perché i guadagni sono davvero microscopici, e si rischia di doverlo fare in perdita fin dall’inizio. In teoria ci sarebbe il mining in cloud a sopperire al problema, ma per come viene presentato e gestito dai siti che lo propongono non sempre (leggasi meglio: quasi mai) c’è da fidarsi.

9. Esistono bancomat di bitcoin, e già ne sono stati installati in varie città d’Italia: a Milano ne troviamo due (via Merano e via Calabiana), a Firenze in Borgo degli Albizi, a Torino in Via Maria Vittoria, ad Alba su Corso Italia ed a Ventimiglia in via Ruffini (sono tutti installati dall’azienda ChainBlock). Per quanto ho visto, dovrebbero essercene anche a Trento, Genova e Udine, e ne esistono sostanzialmente di due tipologie: quelli adibiti solo al sell (cioè ricevi il controvalore corrispondente ai bitcoin che già possiedi, ad esempio in euro), e quelli che permettono di fare operazioni di buy (inserisci soldi contanti e compri criptovaluta); in genere, comunque, i vari ATM dovrebbero essere abilitati ad entrambe le operazioni.

10. Esiste un musical dedicato al bitcoin, a testimonianza del fatto che stia entrando nella cultura pop: se ne trova un estratto gratuito su Soundcloud, dove potrete trovare (purtroppo solo in inglese) un curioso podcast che viene periodicamente aggiornato sull’argomento. Nato come un possibile baluardo della cultura libertario (e secondo alcuni anarco-capitalista), la criptovaluta sta per entrare anche nel mondo dell’arte e della cultura, come suggerito dalla simpatica canzone Put your money in the ICO, in cui un finanziatore propone la sua nuova criptovaluta, con tanto di autorevole paper presentativo “più o meno” (more or less) tradotta in più lingue.

Salvatore Capolupo – Pagare.online

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